Filippo.

Non erano Ferdinando di Aragona e Isabella di Castiglia ma lei scoprì che stavano insieme.

Viveva, da ormai più di trent’anni, nella grande città ma si era abbonata al giornale della provincia dove erano elencate anche le notizie dei paesini.

Quel giorno lesse sul giornale locale l’annuncio della morte della nobildonna. La madre della strabica, ma nobile, compagna di scuola delle elementari. Già sin da piccola perfettamente “Comme il faut”: il naso all’insù, innocente come una colomba, velenosa come una serpe.

L’annuncio la presentava insieme a Filippo. Il suo amore delle elementari. Avevano fatto anche la comunione e la cresima insieme perché abitavano vicini.

Invece la contessina abitava nell’altro paese e vedeva l’amato bene solo a scuola e poi non lo conosceva neanche. Non lo guardava proprio.

Invece loro due giocavano insieme e si prendevano anche per mano. In primavera, dalla terza elementare, le mamme diedero il permesso di andare a scuola insieme.

Il problema era che erano entrambi molto timidi. Andavano a scuola insieme, si tenevano per mano, si guardavano con occhi languidi è tutto finiva lì.

Quell’estate prima delle medie non andarono al mare. Lei avrebbe traslocato in città.

“Non ci vedremo più sai?” Gli disse lei un giorno. Era andata al fiume, sapeva dove trovarlo con la sua piccola canna e il retino per le rane. Quel giorno non era con il nonno e così si avvicinò.

Lui saltò in piedi. “ Davvero? Perché?” “Andiamo in città. Andiamo a vivere a Parma il mio papà ha trovato un lavoro importante là. Le medie le farò a Parma. Mi hanno già iscritto. Non verrò mai più.”

Filippo immobile di fronte a lei. La guardò in faccia e poi l’abbracciò fortissimo. La tenne stretta, stretta.

“Quando sarò grande ci vedremo ancora. Verrò anch’io in città e allora staremo sempre insieme “. Le diede un bacio sulla labbra. Lei si spaventò e scappò via.

Correva e il cuore batteva all’impazzata. Allora anch’io gli piaccio, allora anche lui sente qualcosa.

Ormai non era possibile cambiare le cose. Prima di partire lasciò una letterina nella casella della posta.

Caro Filippo, non ho ancora il numero di telefono ma questo sarà il mio indirizzo……scrivimi, per piacere.

Traslocarono. La casa fu venduta. Quell’autunno fu molto difficile.

A scuola si trovava bene e le piaceva moltissimo la città. Inviò a Filippo due cartoline e una lettera dove gli raccontava come stavano e cosa faceva. C’era anche un teatro bellissimo per bambini e sua mamma la portava a vedere gli spettacoli.

Filippo non rispose mai e gli anni passavano. Il teatro divenne la sua professione. Era una brava attrice, conosciuta. Si era anche sposata con un regista. Proseguì per qualche anno ma alla fine si lasciarono. Come capita nei libri, lei rimaneva una sognatrice e Filippo era sempre tra le sue sceneggiature.

Ormai la storia del loro incontro da adulti aveva almeno un centinaio di svolgimenti possibili e molti paesi del mondo erano coinvolti.

Dal ritorno al paese e l’incontro al bar, all’aeroporto di Delhi, Amsterdam, Londra, Parigi. Nell’ascensore di un albergo a Hong Kong, nel traffico. A New York, a Berkeley.

Ambientazioni scelte la sera, per addormentarsi nel suo sogno.

Aveva provato a cercarlo su internet ma non era presente. “Maledizione, ma son tutti sui social e lui non c’è”.

Poi il tempo scorre. I sogni sbiadiscono, arriva un nuovo amore, arriva la stabilità e Filippo andò in soffitta, con i ricordi d’infanzia.

Poi arrivò l’annuncio – uragano .

“Scherziamo? Quella? Tutte le donne del mondo ma non quella!” Era furiosa.

Quindi quell’idiota e sempre stato là, magari non ha studiato e..no non è possibile. Magari si sono incontrati in qualche college negli States in Inghilterra. Magari ha letto di me e non ha mai osato avvicinarmi.

Aveva le prove e la mattina doveva ripassare la parte. Si alzò di fronte alla tazza di caffè, prese il cellulare: “Mi spiace ma oggi ho un funerale e non posso venire. Fate senza di me”. “ Nessun problema “ rispose il regista “ci vediamo domani, mi spiace è un parente?”. “ La mamma di un’amica carissima e non posso mancare”.

Si preparò e partì subito. Aveva 11 anni e da allora non era mai più tornata. Al cimitero, si, per i morti, un paio di volte con sua madre.

Il funerale non era quel giorno. Lei voleva vederlo, voleva vederli. Non andava per il funerale. Che senso avrebbe avuto partecipare a quel funerale?

Arrivò davanti alla grande casa della contessa. Macchine posteggiate, gente che andava e veniva. Decise di non scendere dall’auto. Sarebbe stata a vedere.

No, pessima idea. La funzione era tra poco. Prima le auto. Poi il feretro. Sarebbe andata al cimitero. Adesso al centro commerciale vicino, doveva fare la spesa, poi al cimitero e li avrebbe visti. Chissà se avevano figli.

Entrò abbastanza agitata, passò davanti ai vari negozi di calze, di intimo, di golfini , tabaccaio, profumerie e bigiotterie varie.

Come al solito curiosava senza guardare davanti a lei, così si scontrò con un enorme mazzo di rose bianche molto più alto di lei, qualche spina la punse.

“Ma signora! Mi scusi! Ma non mi aveva visto? Si è punta?”

Uscì dalle rose, alzò la testa e vide dopo le rose e la grossa pancia che ne espandeva il volume, una testa con capelli biondi grigi con la riga da una parte, il faccione con naso dritto e lungo di un distinto signore.

Filippo. Era Filippo.

Lui la guardò ma non la riconobbe.

Lei lo guardò e non lo riconobbe. Cioè non era il Filippo dei sogni.

“Mi scusi tanto. Forse è colpa mia, sono un pò sbalestrato: sa è appena mancata la mia ex-suocera, non hanno portato i fiori e sono di corsa”.

“ Non si preoccupi, non è successo nulla, buongiorno e condoglianze”.

Grazie buongiorno, buongiorno.

Non era successo nulla? Era successo tutto. La realtà arrivò con le rose, con quella panza e, soprattutto con quella faccia così lontana dal sogno, così lontana dalla sua realtà, dalla sua vita.

Il vero Filippo era un normale signore benestante, separato da una nobildonna ancora più formale e sola e magari inacidita, che l’aveva inserito nell’annuncio funebre nonostante la separazione o il divorzio.

Non l’aveva mai immaginato con il panzone, il cappottone e quella voce che di bello aveva ben poco.

Ma che buona stella aveva dalla sua parte? Una stellona enorme! Una supernova!

La spesa più leggera della sua vita. Aveva incontrato Filippo proprio lì. Ed era stato più che sufficiente. Non sarebbe andata al cimitero.

Ripartì per arrivare in tempo alle prove.

In macchina iniziò a pensare con chi poteva rimpiazzarlo nei sogni ad occhi aperti, prima di addormentarsi.