La seconda fu Clotilde. Una cicciona, zitellona che, vedeva poco, ma incrociava sempre in campagna. Lei abitava là ed era stata la segretaria di suo padre per qualche anno. Aveva strappato il posto a un’altra grazie all’intercessione della madre che ben conosceva la sua famiglia, era stata a servizio da sua nonna, suo padre non potè rifiutare tale garbata e ovvia richiesta.
Quando il padre morì, quel fine settimana, troppo giovane, fu proprio Clotilde che la chiamò per comunicarle il decesso: l’avevano trovato tra le ortensie quella mattina, un infarto.
L’odiosa cicciona si occupò di tutto: impresa di pompe funebri, scelta vestiti e tuto quanto fa funerale, senza chiedere nulla a nessuno.
Quando arrivò lei, la figlia, si ritrovò tutto pronto come un invito a pranzo. Prese molta curcuma e se la legò al dito.
La cicciona cercava sempre di intromettersi nella sua famiglia, non certo in modo armonioso ma cercando sempre di creare zizzania tra i pochi rimasti vivi. Quando ci riusciva lo faceva fin troppo bene e, ormai, la discordia faceva da padrona.
Le dosi di curcuma arrivarono a delle quantità eccessive, così prese la sua decisione: “Ecco questa farà la fine della vicina” si disse, e cominciò a pensare al come. E non fu complicato.
L’estate arrivò e lei l’aspettò, a uno dei suoi giri in bicicletta. Anche qui fu molto semplice. L’avvicinò con fare gentile e le propose una bella passeggiata lungo il fiume. Aveva aspettato, aveva piovuto e c’era quella specie di sbalzo, di diga, era sempre umido. Andarono di lì. “Attenta che è scivoloso” le disse, mentre l’attendeva al muretto dell’argine più alto, con l’acqua più veloce. “Ma ci sono abituata, è uno dei miei giri preferiti!” rispose Clotilde ignara della sorte che a breve l’aspettava. Un punto davvero molto pericoloso, in tanti ci rimisero la vita e fu così anche per Clotilde: bastò una spallata e cadde giù. Bicicletta compresa.
La ritrovarono dopo un paio di settimane. Incagliata tra una massa di sterpi, cotta dall’acqua. Poveretta doveva essere inciampata e caduta dentro, chissà dove. Sì, era andata a fare il suo solito giro in bicicletta. Magari era andata alla diga, le piaceva tanto quel posto, la mamma in lacrime, confortata dalle altre comari. Glielo dicevo sempre di stare attenta lungo il fiume. Mai fidarsi delle rive. Chissà dove era caduta.
Pensare che ne aveva fatte tante, a tutti in paese, tutti sapevano che vipera era Clotilde.
Invece lei, di animo così buono, portava tutti gli anni, le mimose, il suo fiore preferito, e non mancava mai, la visita alla madre con le due parole di conforto, quando arrivava la trovava sempre compostamente immersa nel suo dolore inconsolabile, davanti alla mimosa le scendeva no sempre due lacrime.