Un concerto di cigni starnazzanti (e neri) | di BiFo

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L’ho ribloggato da Hyperhouse

Un concerto di cigni starnazzanti (e neri) | di BiFo

“La parola rassegnazione risuona nella mia mente come un rompicapo. Significa abbandonare il lavoro, ma anche: accettare il destino e piegare la testa. Io suggerisco una diversa interpretazione: cambiare l’orizzonte delle attese, risignificare la vita sociale, concentrarsi sulla frugalità e l’utilità, concentrarsi sul piacere piuttosto che sull’accumulazione, concentrarsi sulla solidarietà piuttosto che sulla competizione. Far emergere dalla tempesta virale questo cambiamento psicoculturale è il compito intellettuale del presente”.

Così BiFo ci riassume su Not.NeroEditions uno dei punti salienti di questo momento storico, accompagnandolo con visioni apocalittiche proprie di una realtà distopica che ha gettato via la maschera della dittatura felice per assumere, feroce, il ghigno orwelliano. Vi lascio ad altri stralci delle riflessioni di Franco Berardi del 22 gennaio (è importante questa precisazione; grazie Kremo per avermi segnalato il link)

Per qualche ragione che fatico a capire, Biden ha pensato che, perdute due guerre regionali contro nemici militarmente primitivi, il solo modo per ristabilire l’onore dell’America e per recuperare l’appoggio del suo popolo che si prepara a nuove elezioni, era lanciare una guerra contro un regime granitico nel suo nazionalismo, e dotato di un arsenale atomico che può annientare il genere umano.
Mentre Lavrov chiede che la NATO ritiri i suoi contingenti dai paesi che confinano con la Russia (come Reagan aveva promesso a Gorbaciov in un tempo che ora appare assai lontano), mandare ottomila uomini nel Baltico e novanta tonnellate di armi in Ucraina equivale a costringere Putinalla guerra.

Putin sa che se perde la faccia il suo potere si sgretola, e può contare sulla tradizione russa di unità sacra fino all’ultimo uomo quando un nemico attenta alla Santa Madre Russia. Non occorre ricordare i precedenti storici, basta leggere Tolstoj e Dostoevskij. E anche Solgenitsin, e più di tutti Vasily Grossman. Se è vero, come dicono osservatori colti come Enrico Franceschini, che Putin nasconde il cuore di uno Stavrogin, allora siamo fritti. Biden a questo punto non può tornare indietro, e il gruppo dirigente americano si trova con ogni evidenza in una condizione psicopatica di panico.