mt.2976. Un altro mondo.
Un laghetto, più in basso. Metà prosciugato.
Un’aria rarefatta, meravigliosa.

Mi sembrava di essere in paradiso, eppure non è nulla di speciale. Ma il troppo caldo ti blocca, tutto è più faticoso e pesante.
Il massimo lo patii a Varanasi, era il 1992 : 47°.
Invece Francesco lo patii per più di due anni: sempre intorno.
A Varanasi, era luglio, non era ancora arrivato il monsone. Invece a Calcutta, qualche settimana prima, mi ritrovai immersa fino a metà coscia nell’acqua. Arrivavo dal Darjeeling dove i borghesi indiani passano l’estate: una meraviglia, una frescura, un vero piacere; ritrovarmi ancora a Calcutta immersa nell’acqua, contornata dai carretti pieni di litches appena arrivati ( è la stagione anche se noi le stagioni della frutta esotica non le conosciamo, se viaggi un pochino impari qualcosa) fu spiacevole. Anche se in qualche modo quella stagione nuova, di fronte a me, non dietro a un vetro, sconosciuta ai miei sensi tutti, era estremamente appagante per la mia curiosità di viaggiatrice.
Il monsone è il monsone. Il caldo è così intenso che, se sei sotto quella cascata d’acqua improvvisa, alla fine ti asciughi in poco tempo. Bisogna provare.
Comunque i 47° furono una grande sofferenza. Sopra i 40°, a parer mio, è meglio stare in casa. In fondo il gran caldo è identico al freddo. Portare sempre il cappello, almeno, qui in città non abbandono il mio panama.
Poi il super caldo passa e, se non ci sono danni collaterali, si dimentica: una stagione tira l’altra.
Invece i patimenti stemperati in un paio d’anni con le persone, quelli, purtroppo, ci mettono di più ad essere dimenticati e ti ritornano in mente attraverso luoghi o banali , invadenti atteggiamenti di altri.
Comunque passa tutto e anche noi. E la maggior parte di noi deve comprendere che non lascerà traccia. Cosa che per molti si risolve spesso in un dramma e si costruiscono i mausolei più grandi possibili. Eppure chi è sempre presente capita che fosse buttato in una fossa comune…
Mi piaceva seguire il filo del patimento e così ho messo insieme cosa mi ricordava il patire. Queste sciocchezze le adoro: come la mente saltella di qua e di là. Basta un verbo per connettere decine di microcosmi personali.

A 47º credo mi verrebbe un colpo, già ho assai faticato oggi con quasi 38º. Ho volontariamente deciso di non lasciare tracce di me, in ogni senso. Buona pace sui laghi
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Bellissimo post e riflessioni. Concordo su tutto! 👍
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🙂🙏
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Nonostante il caldo, sembra un luogo delizioso, come delizioso è il tuo ricordo di Calcutta e il monsone
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🧡🙏🏻🌼🙂
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😃
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molti di noi non lasceranno traccia, concordo, e c’è un filo rosso che lega questa verità ai monti di alta quota e alle loro condizioni climatiche, e quindi a Plutone e al suo ambiente estremamente gelido, e ancora più alieno.
Lì è casa 😀
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😀
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